consiglia vergori
lo stile

Le opere di Consiglia Vergori raccontate dagli esperti d’arte.

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“Il morso della taranta” – olio su tela, cm 60×80

Carlo Franza 

Giornalista, storico dell’arte e critico de “Il Giornale”

I miti di Consiglia Vergori

Le tele di Consiglia Vergori sono agli occhi di un esperto come chi scrive, di una tale pittoricità quale è poco dato vedere ai nostri giorni, per due motivi precisi. Anzitutto il disancoramento rispetto alle poetiche della pittura contemporanea italiana e straniera come se l’artista attingesse solamente a un suo orto o giardino familiare, una sorta di patria locale; eppoi a una sua spontanea creatività che non risente di scuole o accademie, rasentando una sorta di luogo naif. L’analisi e la visione dell’intera pittura di Consiglia Vergori ci ha, a dir poco, commossi, e convinti che la sostanziale identità uomo-natura e la visione di una natura mediterranea, diventata repertorio efficace del suo mondo, nelle coincidenze e nelle riprese di immagini estrose e balenanti, trovano in lei una interprete, nella ricerca di un concetto nuovo del linguaggio pittorico. La Natura diventa patria ideale, nei suoi aspetti reali interpretati, un simbolo, un mito stampato nell’animo.

Quella della Vergori è, dunque, una intuizione di natura prevalentemente soggettiva, non certo priva di senso poetico. In talune opere si nota l’assolamento, gli spazi leopardiani, gli interni familiari, nature morte care e fiori appena recisi, figure intente ai lavori da sabato leopardiano. In tutte queste opere, una produzione non certo minuta, e che va oltre le trecento tele dipinte in un periodo di vari anni, si fa sfogo di un dato romantico che gli fa eco, oltre gli influssi naturalistici e realisti che pure respirano quella sorta di provincialità, saggiando un aspetto non solo contenutistico ma anche etico, e talvolta misticocosmico, come un dato ortico più maturo che sopra vi spira. Consiglia Vergori, con la sua semplicità e direi quasi innocenza pittorica talvolta pare non rendersi conto di questo vento culturale che la muove in più direzioni, verso quell’idea dell’infinito che si misura attorno al mondo della pittrice, tra la sua fantasia e il mondo circostante. Questa pittura non si allontana dalla dichiarazione di ritorno all’immagine degli anni Ottanta, ma la trasfigurazione dei luoghi e delle figure nel ricordo è valutata nel complesso della sua preparazione, significando il primo e ultimo senso della vita e del mondo. Il tessuto evidente di questa pittura della Consiglia Vergori è nell’effettiva tradizione del linguaggio usato, dello stile mai classificatorio che ‘intride di locus mediterranei, di un velo che si sovrappone liberando orme di oggetti, paesaggi e interni. Luci e tenebre si alternano come un fuoco che s’accende o muore, e le valenze simboliche fanno leggere un incanto fermo. Pittura raccolta tra un pressante realismo romantico e certe alchimie del dipingere fatto di superfici, colori, e gesti, mescole, macchie e sbavature.

Evocazioni in cui la lingua figurativa, accesa di toni e di materia come lo fu nel secondo dopoguerra, cosi Vergori fra i pochi artisti italiani ha capito che le categorie artistiche oggi hanno rimescolato le carte. Il cerchio cui attorno lavora la Vergori si stringe sempre di più, cosi ella ha trovato oggi il dono di una immagine e di un paesaggio ricco di tensioni, echi enfati di primitive ingenuità, qualità sentite dal suo animo, che credo siano pure e pregne di un ritmo impareggiabile di origini dove tutto è suono, poesia e colore. Esiste per tutto e in tutta la pittura di Consiglia Vergori la traduzione nobile della natura misteriosa, attraversata da una passione che sottomette il bello al vero, e che dimostra la capacità di sapere dipingere unitamente alla autenticità di quel che dipinge.

“La festa della taranta” – olio su tela, cm 60×80

Oriano menchini

Esperto d’arte

Sussurri di vita

Ho sempre pensato che la tensione creativa che innova la pittura si può trovare nelle interpretazioni pittoriche di Consiglia Vergori, dove ha scritto pagine memorabili sulle abitudini della nostra epoca etestimonianze di una società passata che ci viene tramandata dai suoi quadri. 

La mia ammirazione per il genio della Vergori si basa su una prospettiva del tutto nuova, quella di trasmettere una cultura semplice, aperta ma al tempo stesso proiettata nel futuro e si respira nei suoi dipinti un desiderio che abbiamo in molti, quello di ritornare alla sacralità familiare, all’amicizia descritta nei suoi interni e alla quiete ritrovata nel calore dei paesaggi. I personaggi naif a volte statuari, sembrano avere vita ancora più intensa dall’architettura che li circonda e gli uomini sono un punto di passaggio per arrivare alla costruzione ideale di una civiltà rurale. I quadri naif sono pervasi da una calma malinconica dei sentimenti, dove io mi rispecchio e per questo sono un ammiratore del puro spirito di Consiglia Vergori che ci dà un’impronta lucida e viva del suo talento.

“Il viandante” – olio su tela, cm 60×80

salvatore ruberti

Esperto d’arte

Ritratto d'artista

E quando al crepuscolo tra le rade nubi, una luce comincia ad essere sempre più luce, la mente si acquieta da ogni tumulto, e pensa: “è nata una stella”. Una donna entusiasta, ricca di creatività, con un bagaglio naturale, con una incredibile versatilità…

… per la pittura, che riesce ad assimilare e trasportare l’immagine del passato e del presente su una tela, corta per il tempo futuro, ma certamente ricca e densa della sua emotività, che la porteranno alla fine a godere di popolarità, simpatia e successo. Questa è l’artista Vergori. La sua pittura è fatta di getto e lei pur non conoscendone appieno le regole, che per altro le sarebbero di freno alla sua vena artistica, attraverso l’entusiasmo ed il gusto della vita, sa esprimersi con successo con i pennelli e tele varie. Tante e tante pitture impegnate la rendono protagonista e partecipe, e lei a sua volta determinata e coerente, sempre disponibile, non solo a narrare con la pittura e il suo pensiero, ma al tempo stesso sempre pronta ad affidare ad altri la comprensione e la stima per i suoi lavori. Un percorso il suo, che per la ricchezza degli avvenimenti, avrà solo la capacità di farla sempre più innamorare di questo suo nuovo mondo, che nella fantasia le sembrerà una favola.

“Padre Pio” – olio su tela, cm 60×80

RAFFAELE dE SALVATORE

Esperto d’arte

Scoprirsi pittrice a 53 anni

Questo è ciò che è avvenuto ad una signora di Novoli in provincia di Lecce: Consiglia Vergori. Questo il suo racconto: “Tutto è iniziato una sera a Lecce, ho visitato un negozio di prodotti per artisti, sono rimasta affascinata e incuriosita ho comprato tele e colori” …

Da quel giorno sono passati due lustri, la pittrice vanta numerose mostre personali e collettive e vari sono i riconoscimenti che le sono stati assegnati. La sua pittura è molto semplice e fantasiosa, trae spunto dal passato, racconta scene familiari serbate nella memoria: il tepore di un camino, le famiglie numerose, le serate con la candela accesa dinanzi un libro o a guardare da una finestra la neve. Una vita semplice conservata nel ricordo e riportata sulla tela in frammenti che evidenziano una vita poco agiata ma felice.

“Primavera” – olio su tela, cm 60×80

Fernando Sebaste

Esperto d’arte

Come Cenerentola

Là nostra Vergori, con tutta umiltà, ha calzato le scarpette di cristallo già di Cenerentola, ha socchiuso gli occhi in dormiveglia e, con cura, ha frugato nel suo ricco bagaglio di giovanili sogni, ne ha selezionato i più intensi, i più irrequieti ed ha voluto farli rivivere…

… Ha stemperato, quindi, i colori più strani e inusitati ed ha sparso il tutto (sogni, colori, ricordi ed affetti) su cento tappeti volanti che, ora, vagano nell’aria in cerca di nuova realtà. Sono i tappeti magici di un mondo che non vuole e non deve morire. Ma che cosa hanno di cosi fascinoso e simpatico le tele della Vergori?! La stessa artista non ce lo sa dire. Intanto madre e figlie, sotto braccio, se ne vanno a spasso per le sale dei concorsi più note in Italia e nel mondo.

Si portano dietro giardini incantati, mari e rive da favole, nevi morbide che rendono soffici anche le rocce dei monti sconosciuti, e cascatelle che lasciano nell’aria uno scroscio argentino e il lucore di tanti diamanti. Sono raffigurate, nelle tele, figure rudi e popolane che s’aggirano operose in ampie stanze scaldate da camini sempre accesi: sono mamme e nonne indaffarate intorno a utensili desueti e a bambini fasciati di candidi cenci che profumano ancora di spiga e di mortella. Sono vecchi fusi rotolanti, incappucciati di ruvida lana. I fiori della Vergori, poi, sono sbocciati tra giardini profumati con olio di Zagara e ti portano alla mente ricordi di eventi sacri. Non mancano le scenette bucoliche con docili caprette e asinelli testardi la cui cocciutaggine è stampata tra un orecchio e l’altro e ci parlano di vita scolastica vetusta e simpatici burattini. In queste scenette ciò che più conta, non è lo Stile, non è la perfezione della pennellata, né la purezza dei colori. E l’afflato tra l’uomo e la natura, l’armonia di una vita semplice e antica; non è l’arte per l’arte. E l’arte fatta per i sogni, per i ricordi, virai di più per le cose semplici e ricche di umor, di ironia e satira, direi, che non troverai mai nel segno grafico pittorico, ma te lo troverai sul sorriso che sfiora le tue labbra. E queste tele, questi tappeti volanti sono stati visti e ammirati, come farfalle rare, tra le policrome aiuole di Salso, tra l’acre odore delle salamandre dove s’apprende che al fuoco può sopravvivere solo l’Amore.

A Cesenatico, i taciti quadri di Consiglia hanno udito salire dal profondo Adriatico il verso dei delfini che narravano le storie di arditi marinai che partivano verso l’Oriente, le stesse storie, in un dialogo fra terre e mare, le abbiamo sentite rievocare nelle notti serene dai nostri ulivi millenari. Gli incantevoli tramonti di Levico sono scesi sereni dal cielo alpino per abbracciarsi e confrontarsi con quelli ardenti e bruciati dei nostri meridiani. Le immagini dei nostri campi abbrustoliti dal sole e quelle dei nostri contadini a pelle sudata si sono incontrate con la salsedine delle bianche vele di Camogli guidate dallo spirito dei Dogi e dal dolce planare dei Gabbiani: sono saltati fuori nostalgici pensieri sui saettanti voli delle nostre rondini estive. A Milano, volando tra le guglie del Duomo, ricamate dalla fama, i colori avventurosi delle nostre tele non si sono sentiti sminuiti, tra le opache mura brillavano anche le dorate trine del rosone della nostra Santa Croce. Non si sono sentiti sminuiti neanche a Cannes né a Nizza, quando la volontà della Vergori condusse le sue creature sulla Costa Azzurra e assaporarono serene e sorridenti la forza e la volontà della fama e della gloria di quei posti magici e incantati, ma non rimasero deluse: non piansero e non si illusero perché la nostra artista disse: “Il Salento è sempre il Salento! L’Italia è sempre l’Italia! Gli orizzonti sono sempre ricchi di speranza”.